La prima cosa che si percepisce nel nuovo disco dei Blonde Redhead è la stabilità. Come se con questo 23 si fosse giunti infine a un discorso più piano, come se le evoluzioni stilistiche a cui la band ci ha abituati dovessero portare necessariamente a questo punto. Come se i tre avessero trovato una cifra in qualche modo definitiva – proiettata peraltro verso le grandi platee. Non solo perché l’album conduce a una codificazione più precisa delle tendenze sviluppate nel precedente, bellissimo Misery Is A Butterfly, che portò Kazu Makino e i gemelli Pace su sonorità decadenti europee, tra new wave e l’amato Gainsbourg. Ma anche perché laddove la svolta spiazzava – prima c’era stato il noise, e poi anche l’art pop fantasioso di Melody Of Certain Damaged Lemons – qui il senso di stabilità si traduce a volte in prevedibilità.
Si capisce in quale direzione andrà il disco a partire dalla title-track, così spaziosa e decadente, con la base ritmica incalzante, la chitarra shoegaze molto My Bloody Valentine e la voce di Kazu che si muove nel solco già noto – languido e infranto, con quel misto di candore e sensualità che la rende sempre così tremendamente affascinante. Come nel respiro rotto che affiora in The Dress, nel suo abito sonoro di synth ed effetti atmosferici che rimanda a quegli anni Ottanta che sono, peraltro, attualissimi.
Pur in assenza di sorprese, 23 è un buon disco. Ben scritto e prodotto, con qualche pezzo molto catchy come Silently, e qualche debolezza che affiora, specie sul finale. Mediata però da pezzi formidabili come Publisher, aperta da synth e pianoforte cui seguono cambi di ritmo e rintocchi di chitarra, con un ritornello scioglilingua incredibilmente azzeccato, come la title-track, SW e Spring And By Summer Fall – in cui la ritmica si fa più tirata, meno disposta a indugiare sulla contemplazione inerte della tristezza e dello spleen, e si fonde magicamente con quella malinconia che, nel bene e nel male, è sempre stata impressa nel suono della band.
Tutto l’album è comunque percorso da un maggiore dinamismo, da una precisione che è calibrata al millimetro, con contorni netti – dei suoni, di ciò che i Blonde Redhead vogliono essere, oggi – e con un’identità musicale che si è fatta più chiara, accessibile, improntata in primo luogo alla scrittura di canzoni. Pazienza se poi il disco è solo un buon disco, di quelli che non fanno trepidare, che non sconquassano ma confermano la statura (alta) di una band. 7
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Blonde Redhead, 23
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luglio 10, 2007 alle 10:44 am |
con i blonde redhead riesco ad essere poco critica chi ha visto i loro ultimi concerti ha parlato di freddezza e distacco, personalmente mi sono lasciata stordire come sempre anche da questo loro pop
luglio 11, 2007 alle 11:31 am |
anche a me piacciono molto, solo che questo disco mi sembra “solo” un buon disco. il che non è assolutamente poco, intendiamoci!
luglio 11, 2007 alle 3:03 pm |
completamente ot rispetto all’argomento del post: ti ho scritto una mail ma non mi ricordavo se l’indirizzo mail agibile era quello yahoo o quello hotmail..quale mi confermi?
luglio 11, 2007 alle 3:34 pm |
hotmail…
luglio 13, 2007 alle 10:41 am |
boh io quest’ultimo dei Blonde Redhead non riesco ad ascoltarlo. ma più di una distanza critica si tratta di una posizione assolutamente soggettiva e personale. l’atmosfera generale dei loro pezzi mi sembra costruitissima, e loro più in generale mi sembrano troppo presuntuosi… mi stanno proprio antipatici 🙂
luglio 14, 2007 alle 12:57 pm |
eheh, off topic pure io:)
Curioso di sentire oggi i marta sui tubi nella tua trasmissione:)
ps. Al calypso vanno anche i Perturbazione il 4 Agosto
luglio 15, 2007 alle 12:46 pm |
@ Davide: ho grande rispetto per l’antipatia e in generale per le idiosincrasie musicali… e poi sul fatto che i pezzi (e l’atmosfera) siano stavolta molto costruiti, è vero. ciò non toglie che per me sia un buon disco! 😉
@ Davidin: ce ne sarebbe da raccontare… è stata una giornata incredibile, non solo il momento della trasmissione… si, ho saputo anche dei perturbazione, la trasmissione è in ferie ma qualcosa sul giornale dovrei scriverla.
luglio 15, 2007 alle 2:06 pm |
‘ce ne sarebbe da raccontare’… e allora racconta, che il blog é qua per questo :p